C’è molta preoccupazione per la penuria precipitativa che grava ormai da mesi sul nostro territorio, con particolare riferimento al settentrione. La siccità è ormai drammatica sulle pianure del Piemonte e della Lombardia, nella bassa Valle d’Aosta e nella Liguria di ponente. Un inverno eccezionalmente secco (-50% di precipitazioni rispetto alla norma) ha ceduto il passo ad un inizio di primavera con ancora pesanti anomalie. Nel periodo stagionale, generalmente più fruttifero per rimpinguare le falde acquifere, continuano a dominare sole e temperature ben superiori alle medie, per via dei coriacei anticicloni che si rigenerano con grande facilità al largo della penisola iberica e che si estendono verso ovest, ormai monopolizzando e appiattendo le stagioni. Questa situazione si deve alla combinazione di due fattori: il progressivo innalzamento anno dopo anno della cella di Hadley e un forte vortice polare.
Cerchiamo di fare chiarezza. La cella di Hadley è una circolazione atmosferica che si estende dalla fascia equatoriale a quella tropicale, coprendo la vasta area desertica del Sahara centro occidentale. Più questa cella si alza rispetto ai Tropici, più la traiettoria degli anticicloni sub-tropicali, portatori di alta pressione, sarà orientata verso il Mediterraneo e dunque verso le medie latitudini; quando l’Europa occidentale è protetta dalla cupola anticiclonica, di conseguenza, il flusso umido e perturbato proveniente dal Nord Atlantico viene deviato verso le lande più settentrionali del continente. Il Vortice Polare è quell’area di bassa pressione che staziona in quota in modo semi permanente sopra il Polo Nord. Solitamente, quando il vortice è forte e compatto, limita il freddo e il tempo perturbato alle zone a lui più prossime, come quelle artiche oppure sub-polari, ma anche il Nord-Est degli USA, spesso protagonista di intense ondate di gelo. Invece, nel caso in cui sia debole e disturbato, a causa di intrusioni di aria calda apportate dalle onde emisferiche, tende a spezzarsi nei suoi vari lobi, permettendo a “malloppi” di aria fredda e instabile di scivolare verso le basse latitudini. Quest’ultima situazione si verifica ormai sempre meno, poiché spesso in Europa imperversano tese correnti occidentali zonali(con moto da ovest verso est), le quali spazzano letteralmente via qualsiasi velleità fredda.Sono innumerevoli i danni provocati da queste anomalie climatiche, sia per ciò che concerne la salute delle persone, dal momento che la mancanza di un adeguato ricambio d’aria accentua la proliferazione di allergeni e la concentrazione di inquinanti quali le polveri sottili, sia per quanto riguarda la produttività del settore agricolo.La primavera scoppiata in anticipo ha favorito il risveglio precoce di numerose coltivazioni, rendendole vulnerabili a possibili ondate di freddo tardivo. È però la mancanza di acqua, come abbiamo detto, a preoccupare: il livello idrometrico del fiume Po, e di gran parte dei laghi del Nord Italia, è quello che solitamente si riscontra nei mesi estivi. Naturalmente, la carenza idrica si ripercuote in particolare sui campi e sulle relative colture: parliamo soprattutto di riso, pomodoro, e del foraggio, prezioso per un’eccellenza italiana come il parmigiano reggiano. Ma si stimano già i danni per la prossima estate, ad esempio per quanto riguarda meloni e cocomeri. Secondo Coldiretti, negli ultimi 10 anni ai contano oltre 14 miliardi di euro di danni dovuti ai cambiamenti climatici. Diventa dunque di fondamentale importanza interrogarsi sulle possibili soluzioni per far fronte all’emergenza idrica, e, a livello europeo, in tal senso, si stanno facendo passi avanti. A metà febbraio, infatti, il parlamento europeo a Strasburgo ha approvato una proposta per il riutilizzo delle acque reflue, in vista di una scarsità idrica che entro il 2030 potrebbe coinvolgere la metà di tutti i bacini fluviali europei. La nuova legge definisce gli standard minimi di qualità da rispettare per il riutilizzo dell’acqua destinata all’irrigazione agricola: le acque reflue urbane trattate in impianti di bonifica saranno utilizzate per irrigare colture alimentari, colture alimentari trasformate, e colture non alimentari. A livello locale, la regione Emilia-Romagna ha recentemente finanziato la realizzazione di 18 invasi di stoccaggio per il riutilizzo dell’acqua piovana, dalla capacità complessiva di circa 2,4 milioni di metri cubi. È comunque evidente come il problema della carenza di piogge non sia il solo problema portato dai cambiamenti climatici. Ci stiamo infatti abituando a eventi meteo estremi ma purtroppo sempre più frequenti in certi periodi dell’anno( in particolare estate e autunno), ovvero violenti temporali, grandinate, trombe d’aria, egualmente dannosi. Dinanzi a tali scenari, capiamo ancora di più l’importanza di una voce di protesta che arrivi ai potenti del pianeta, e il Friday for future può essere certamente un ottimo inizio.
Stefano Giuffredi