Sabato 16 dicembre 2018 si è conclusa la COP24, la Conferenza sul cambiamento climatico organizzata dalle Nazioni Unite a Katowice, in Polonia. L’obiettivo era quello di decidere i criteri con cui misurare le emissioni di anidride carbonica, studiando le misure più efficaci per contrastare il cambiamento climatico nel mondo. Ma, questa volta, i riflettori non sono stati puntati sulla voce di qualche potente: infatti, tra la folla, una voce fresca, giovane, ha sfidato i politici per mandare un chiaro messaggio.
Si tratta di Greta Thunberg, una studentessa svedese di quindici anni intervenuta anche alla Conferenza di Davos. La ragazza ha invitato gli studenti di tutta Europa a unirsi il giorno 15 marzo 2019 allo sciopero generale sul tema dei cambiamenti climatici. La situazione climatica , globale, infatti, è sul punto di avere conseguenze drammatiche che sono vicine ad ognuno di noi. Il suo obiettivo è chiedere alle politiche mondiali un immediato e concreto impegno per l’emergenza climatica, documentata dalla Comunità Scientifica Mondiale, comprovata dalla COP di Parigi e attuale priorità dell’Agenda 30. Greta non chiede aiuto ai leader, ma porta un messaggio: «Qualcosa sta cambiando, che vi piaccia o no». Una verità scomoda, che deve informare il popolo sulla gravità della situazione attuale, insegnando che c’è ancora tempo per agire ma bisogna farlo in fretta. I ritardi dei politici nell’affrontare la crisi climatica sono evidenti: dopo l’Accordo di Parigi sul clima, le emissioni mondiali di gas serra sono aumentate. Dopo aver concordato l’obiettivo di contenere l’aumento globale delle temperature sotto i 2 gradi, gli impegni dei governi nazionali per politiche e misure di mitigazione restano ben al di sotto della traiettoria necessaria per assicurare tale obiettivo. Questi ritardi sono causati da varie ragioni: i tempi brevi delle scadenze elettorali che riducono la capacità di affrontare temi di medio e lungo termine, il condizionamento dell’economia dei combustibili fossili e l’impreparazione ad affrontare un cambiamento così grande. Per questo motivo, serve un coinvolgimento più ampio di cittadini; «Ho imparato che non si è mai troppo piccoli per fare la differenza» dice Greta, che aveva precedentemente scioperato fuori dal parlamento svedese ogni venerdì dal 20 agosto dello scorso anno, «Non fare nulla – come ad esempio sedere fuori dal Parlamento – parla molto più forte rispetto al fare qualcosa. Proprio come un sussurro a volte fa più rumore di urlare».
Greta Thunberg, affetta dalla sindrome di Asperger, inizia la sua lotta quando le parlano per la prima volta di cambiamento climatico, ad appena otto anni. Da quel momento Greta non riesce a darsi pace, non capisce perché di fronte a una questione così importante per le sorti del pianeta e della civiltà umana non si profonda ogni sforzo possibile. Ad undici anni cade in depressione a causa della percezione che non se ne parlasse abbastanza, che non si facesse nulla al riguardo. Poi ha iniziato il suo “Climate Strike” lo scorso anno.
Greta Thunberg
Perché studiare per un futuro che forse non arriverà mai? Sento la gente dire che il cambiamento climatico è una minaccia alla nostra esistenza, però tutti vanno avanti come se niente fosse. Non possiamo più salvare il mondo rispettando le regole perché le regole devono essere cambiate. Gli adulti ci hanno deluso. E dato che la maggior parte di loro, compresi giornalisti e politici, continuano a ignorare la situazione, dobbiamo agire, oggi.
Un modello di coraggio ed una fonte di ispirazione per i più giovani, l’orgoglio della Climate Justice Now , la sua associazione, che unisce tutti gli attivisti di questo campo. Nascono così i Fridays For Future, un movimento apartitico giovanile che chiede una presa di coscienza concreta sull’emergenza climatica in corso. Greta è riuscita a coinvolgere migliaia di studenti in tutto il mondo, le adesioni al Friday for Future si registrano in decine di città assieme alle manifestazioni: dal 30 novembre si sono formati comitati di protesta in Australia; in Svizzera sono più di 20 mila gli studenti che partecipano a questi scioperi; in Germania e Inghilterra arrivano fino a 50mila, mentre a Bruxelles, c’erano 35mila giovani in piazza a costringere il ministro dell’ambiente belga Joke Schauvliege alle dimissioni, dopo aver dichiarato che gli studenti erano manipolati da poteri oscuri, e aver utilizzato i servizi segreti per scoprire che dietro alle manifestazioni ci fosse una cospirazione nei suoi confronti.
Di fronte al disinteresse dei politici, Greta Thunberg è oggi d’ispirazione per migliaia di ragazzi in tutto il mondo, che, seguendo il suo esempio, organizzano decine di manifestazioni davanti ai propri parlamenti. Rispettare gli Accordi di Parigi presi nel 2015 non sarà abbastanza, ma è un impegno a cui nessuno può pensare di sfuggire. Lo dimostra un recente studio: sarebbe sufficiente destinare appena un terzo degli attuali sussidi alle fonti fossili. Perciò è chiaro che, a mancare, al momento, sia soltanto la volontà politica. Ma non c’è tempo per attendere, occorre costringerli ad agire adesso, subito, affinché ogni istante diventi parte del nostro futuro.
Claudia Sarrubbi