È Alessandro Mahmood, nato a Milano da madre sarda e padre egiziano, il vincitore dell’edizione numero 69 del Festival di Sanremo, con il brano “Soldi“. Al secondo posto si colloca Ultimo, con “I tuoi particolari“; mentre la terza posizione va al Volo, con “Musica che resta“. Si chiude dunque una edizione del Festival particolarmente chiacchierata e condita da polemiche soprattutto provocate dall’esito finale. La vittoria di Mahmood non è infatti stata accolta favorevolmente da una parte considerevole del pubblico da casa che con il televoto aveva premiato la canzone di Ultimo. 46,5% contro 14,1%.
In questo articolo non è mia intenzione addentrarmi in una diatriba tra gusti musicali. Sarebbe sciocco farlo, dal momento che la musica, come a mio parere tutte le forme di arte, è soggettiva e strettamente legata alle diverse sensibilità di ciascuno di noi. Credo però che sia interessante analizzare alcuni punti che, almeno per quanto mi riguarda, sollevano perplessità sulla vittoria dell’italo egiziano.
Per prima cosa, è innegabile che Mahmood sia arrivato sul palcoscenico dell’Ariston lanciatissimo, sia per la vittoria a Sanremo Giovani, sia per la casa discografica che lo produce, la più influente al mondo insieme a Warner e Sony Music: Universal Music Group. Qui è impari il confronto con Ultimo, che ha alle spalle una casa discografica indipendente e poco nota al grande pubblico: la Honiro. La totalità delle azioni di Universal Music Group, inoltre, appartiene a Vivendi, grande società francese attiva nel campo dei media e delle comunicazioni e azionista di riferimento di Tim, da anni sponsor ufficiale del Festival. A suscitare ulteriori polemiche ci ha pensato la regia RAI: al momento della proclamazione del vincitore è apparso per qualche secondo in sovrimpressione il responso del voto del pubblico da casa, che incoronava il cantante romano, seguito dal Volo, e con Mahmood terzo in classifica. Le scritte che scorrevano sulla parte bassa del teleschermo sono state immediatamente eliminate (secondo molti un maldestro tentativo da parte della RAI di evitare l’imbarazzo per il conclamato dissenso del pubblico che già sui social si stava scatenando con commenti fortemente critici) a favore della nuova classifica integrata con i voti della giuria d’onore e della sala stampa, che ribaltano il risultato del televoto. Come se non bastasse, si è aperto anche il dibattito politico, alimentato da un commento social di Matteo Salvini, che ha espresso il suo pacato disappunto, ammettendo di parteggiare per Ultimo. Molti tra i suoi sostenitori ritengono addirittura che il trionfo dell’italo egiziano non sia casuale, ma anzi sia da considerarsi come un attacco politico della giuria demoscopica nei confronti dei valori della destra nazionalista e identitaria portati avanti in questi mesi col pugno duro dal Ministro dell’interno, al centro di forti tensioni nell’opinione pubblica, spaccata tra suoi sostenitori e suoi detrattori. Quasi come se la giuria avesse visto in un figlio dell’integrazione come Mahmood una sorta di opposizione atipica all’attuale governo, non realizzata sul terreno tradizionale delle aule parlamentari ma su quello della musica. Infine una piccola curiosità, probabilmente insignificante, o forse no. Nella serata di ieri, essendo io poco informato sulla carriera musicale di Mahmood, dopo aver constatato che sarebbe sicuramente salito sul podio, ho deciso di conoscerlo meglio. Sono dunque andato sulla pagina Wikipedia dell’artista. Era circa l’una di notte. Con mia grande sorpresa, ho appreso che l’italo egiziano era già stato annunciato vincitore, in anticipo di una buona mezz’ora rispetto alla proclamazione ufficiale avvenuta sul palco dell’Ariston all’1:30. Tutti sappiamo che Wikipedia è l’enciclopedia online in assoluto più modificabile sul web da qualsiasi utente. Però tutto ciò risulta, in relazione ai vari elementi già citati, quantomeno curioso.
In ogni caso, i complimenti da parte di tutta la redazione di Giovani Reporter a Alessandro Mahmood, che ci rappresenterà all’Eurovision Song Contest a Tel Aviv.
Stefano Giuffredi