Gennaio è stato un mese di grandi cambiamenti. Potremmo definirlo il primo vero mese di uscite regolari di Giovani Reporter, oppure potremmo chiamarlo il mese della crisalide, quella che prima era soltanto un bruco sta per uscire dal bozzolo e diventare farfalla.
La metamorfosi sta per arrivare, abbiamo costruito le fondamenta del progetto, radunato gli autori e i redattori, dobbiamo solo finire di formare alcuni degli editor che mi affiancheranno nella revisione degli articoli e i grafici che cureranno il sito e i profili social ma il grosso del lavoro preparatorio è stato fatto. Almeno per quanto riguarda la sezione editoriale. Il resto arriverà più avanti e sarà molto più complesso da gestire, ma non impossibile perché l’irraggiungibilità è l’unica caratteristica dei sogni che non possiamo e soprattutto non dobbiamo considerare quando costruiamo un progetto come questo. Lo scorso mese abbiamo pubblicato in tutto ventuno articoli.
Il primo esordio dell’anno è stato quello di Alice Buselli, al lavoro sulla sezione di Cronaca. L’hanno seguita a ruota Leonardo Bacchelli, sulla nuova categoria dedicata alla Storia; e Clarice Agostini, un’autrice che da tempo speravo e cercavo di portare su Giovani Reporter, impegnata in questi primi mesi in Cronaca e Filosofia. Poi è iniziato il Ciclo della Memoria, un progetto che vi avevo annunciato nello scorso editoriale e al quale abbiamo lavorato incessantemente tutto gennaio.
A proposito di questo volevo ringraziare il direttore generale Lorenzo Bezzi, per aver accolto l’idea e averci dato totale carta bianca; il grafico Riccardo Armari (lo so che è complicato lavorare con me e con le mie tante – spesso troppe – idee che sono in campo, ma ci faremo l’abitudine, in un qualche modo); tutti gli autori, sia quelli che hanno partecipato attivamente scrivendo gli articoli, sia quelli che hanno contribuito alla diffusione dei testi; e soprattutto tutti i lettori che hanno seguito, letto, commentato e giudicato il nostro operato, in positivo e in negativo. Il solo sapere che ci leggete in tanti è il miglior stimolo che possiamo avere per crescere e dare corpo al nostro progetto.
I risultati si sono visti non solo per le visualizzazioni e i commenti sui social ma anche, a parere mio, per la qualità media che siamo riusciti a mantenere in dieci articoli lunghi dedicati a un tema complesso come l’Olocausto. Quando mi sono trovato a doverne stendere il programma e a decidere a quali autori chiedere la collaborazione, ho scelto di dividere i dieci testi in due blocchi fondamentali: cinque incentrati sull’analisi storica dei fatti, e i restanti cinque sul confronto tra il passato e il presente, per non limitarci a raccontare quello che è avvenuto, ma cercare anche di spiegare i pericoli che corriamo oggi se non ricordiamo.
Perché la storia ci insegna ma mai abbastanza, e noi dovremmo essere i suoi studenti, ma siamo soltanto gli ultimi della classe, in fondo all’aula a pensare ad altro, con lo sguardo fuori dalla finestra e la penna sospesa a mezz’aria, come per cogliere l’infinito del cielo, ma mai per raccogliere la lezione del giorno e fissarla su un foglio perennemente bianco e desolato, come il vuoto immateriale che sta diventando la nostra epoca.
Ho proposto a Elettra Domini di aprire le danze perché sapevo che il suo stile unico e inimitabile – una via di mezzo tra la serietà del giornalista, l’ironia del comico e la profondità dello scrittore – avrebbe spiegato alla perfezione le profonde origini dell’antisemitismo e colto il parallelismo tra ciò che è stato e ciò che è ora. E infatti non potevo chiedere un inizio più brillante, sia per il Ciclo della Memoria che per la sua esperienza su Giovani Reporter.
Subito è seguito un articolo lungo di Elisa Ciofini che, con lucido distacco e grande professionalità, ha analizzato nel dettaglio le cause principali della salita al potere di Adolf Hitler. Il terzo articolo, a firma di Matilde Boni (quinto esordio del mese), parte da “Se questo è un uomo” di Primo Levi per raccontare – in forma quasi più romanzata che giornalistica – la non-vita degli internati nei campi di concentramento nazisti.
Per la quarta parte del progetto ho chiesto la partecipazione di un’altra autrice entrata da poco nel gruppo, Federica Marullo, per raccontare invece cosa succedeva fuori dai lager e cosa pensavano i tedeschi della “Soluzione finale” di Hitler. E lei ha riportato una commovente intervista a una testimone, all’epoca solo bambina. L’ultimo articolo della parte storica ha visto un altro esordio (e siamo a sei): Stella Mantani, con il racconto delle fasi finali della guerra e la Liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, il 27 gennaio 1945.
Il testo successivo, primo della parte dedicata al presente, è firmato da una delle autrici più singolari e personali del gruppo, Arianna Solmi, che ha scritto una profonda e quantomai realistica riflessione su cosa resta oggi dell’antisemitismo (per chiudere il cerchio aperto da Elettra). Come caporedattore e editor che gestiva il progetto ho scritto l’articolo uscito nella Giornata della Memoria, in modo da raccogliere i vari spunti lanciati nei testi precedenti dagli altri autori; l’obiettivo era sviluppare una discussione che partisse dall’Olocausto ma arrivasse ad analizzare soprattutto il mondo di oggi, attraverso un linguaggio semplice, pulito e allo stesso tempo dinamico e coinvolgente. E soprattutto cercare di offrire un nostro personale e particolare ricordo per non dimenticare la tragedia della Shoah. L’ottavo e il nono articolo (rispettivamente a cura di Andrea Bonucchi e Luca Malservigi) analizzano la democrazia – legata anche al fenomeno del populismo – e i totalitarismi partendo da due saggi politici fondamentali: “La fine della storia”, di Francis Fukuyama; e “Le origini dei totalitarismi”, di Hannah Arendt. L’ultimo, sempre firmato da me, racconta l’epilogo dell’Olocausto, attraverso i processi di Norimberga e Gerusalemme, e il messaggio contenuto nel resoconto “La banalità del male”, sempre di Hannah Arendt.
Questo mese invece inizierà sotto il segno di tanti nuovi esordi e di alcune numerose e gradite conferme. Due saranno i fili conduttori della maggior parte degli articoli in preparazione: da un lato la dicotomia tra verità e menzogna nell’era digitale, analizzata dal punto di vista storico (e da questo punto di vista fungerà da introduzione “Uccideteci il pensiero”, firmato da Federica Marullo e dal sottoscritto e uscito a novembre dell’anno scorso) e anche in correlazione al Ciclo della Memoria (in particolare “Le macchine del Reich”, di Elisa Ciofini; “Democrazia e populismo”, di Andrea Bonucchi; e “Alle radici dei totalitarismi”, di Luca Malservigi), e al lavoro su questo tema saranno impegnati autori come Clarice Agostini, Iacopo Brini e Francesco Faccioli; e dall’altro l’alienazione dell’uomo contemporaneo e, soprattutto, dei giovani di oggi di fronte ai vertiginosi e repentini cambiamenti del mondo che ci circonda, le principali autrici di questa sezione saranno Elettra Domini e Arianna Solmi, ma non mancheranno sorprese. Lunedì 11 febbraio uscirà la prima di una serie di recensioni dei film candidati agli Oscar 2019, in occasione della premiazione dei quali verrà pubblicato un lungo commento a cura di Leonardo Bacchelli e Tommaso Palmonari. Lo stesso Bacchelli si occuperà di potenziare la sezione di approfondimento storico aperta il mese scorso, e lo farà partendo da un articolo dedicato alla storia del muro di Berlino. Un’altra linea tematica su cui Giovani Reporter insisterà particolarmente nei mesi prossimi è quella dei diritti umani, appena accennati in “Specchio riflesso” di Iacopo Brini e Arianna Solmi, ora verranno sviluppati nel dettaglio e incrociati con numerosi altri testi di diversi autori. E poi, a metà marzo circa ci sarà qualche sorpresa, ma per adesso è meglio non scoprire tutte le carte, continuate a seguirci e scoprirete presto di cosa sto parlando. La metamorfosi sta arrivando, la metamorfosi forse c’è sempre stata perché in fondo tutto è cambiamento.
Davide Lamandini
(In copertina Nathan Dumlao da Unsplash)