CronacaPolitica

Parigi ritira l’ambasciatore francese a Roma

Christian Masset

Proprio in questi giorni il popolo italiano si appresta a celebrare le solennità religiose del Festival di Sanremo: con la sacralità un tempo riservata solo agli altari, tutti – ma proprio tutti – prendono parte a questo immenso rituale collettivo, officiato quest’anno dai due Claudio: Baglioni e Bisio; e da Virginia Raffaele. Credo sia dovuto a questo se la maggior parte della nazione ha passato in cavalleria, se non addirittura ignorato, l’insolito incontro cui ha preso parte Luigi di Maio, in data 6 febbraio. Due giorni fa.
Il Ministro dell’Interno, accompagnato da Alessandro di Battista, si è infatti incontrato, in un hotel dell’hinterland meridionale di Parigi, con alcuni esponenti dei cosiddetti “Gilet gialli” e con dei rappresentanti della lista RIC, capitanati da Christophe Chalencon.
L’incontro, che potrebbe servire anche in vista delle elezioni europee, ha scatenato le ire dell’Eliseo: bisogna infatti ricordare che il movimento di protesta popolare dei “Gilet gialli” ha creato un clima di tensione all’interno del paese da inizio novembre, con numerosi scontri e, in alcuni casi, morti. Logico, dunque, che il Quai d’Orsay – Ministro degli Affari Esteri francese – si dica indignato per la grave mancanza di rispetto del Viminale, giunta per di più da un esponente di spicco della politica italiana. La risposta, tuttavia, non si è limitata a una dura censura: Christian Masset, ambasciatore francese in Italia dal 2017, è stato infatti richiamato dalla sua sede a Palazzo Farnese per consultazioni in patria. Questa la durissima reazione della Francia, che ora potrebbe anche rifiutarsi di accogliere i migranti della Sea Watch. Stando a quanto dichiarato, Parigi ha voluto così dare un preciso segnale in seguito “agli attacchi senza precedenti del governo italiano”.
Il “fattaccio” commesso dal capo politico del M5S, l’incontro con esponenti di un movimento ai ferri corti col governo parigino e già responsabile di disordine pubblico nella capitale d’Oltralpe, è però soltanto un casus belli che ha esasperato i rapporti già da tempo tesi: anche per questo l’ambasciatrice del Bel Paese a Parigi, Teresa Castaldo, è stata convocata d’urgenza dal ministero degli Esteri per discutere delle scelte di Luigi di Maio, che in passato ha già attaccato Macron per la rapace gestione degli ex-possedimenti coloniali in Africa.
Tra le tante voci che invitano a smorzare i toni, quella di Mattarella esorta a “difendere l’amicizia con Parigi“; Conte, da Beirut, fa sapere che Italia e Francia sono legate da radici culturali ed economiche antiche che non possono essere messe in discussione da contingenze. Il M5S, però, sembra invece determinato a proseguire il braccio di ferro con la Francia, definita spesso come ostile nei confronti del governo italiano.

In tutto questo polverone, che – auspicabilmente – si concluderà con un nulla di fatto, è impossibile non pensare che il ritiro dell’ambasciatore francese dal territorio italiano è un gesto estremo, inedito per la nostra Repubblica: non succedeva dal 1940, quando l’allora ambasciatore André François-Poncet fu richiamato dal governo francese, dopo aver tentato inutilmente la deflagrazione del conflitto tra i due paesi. A Mussolini, infatti, serviva un “pugno di morti” per sedersi al tavolo delle trattative: e fu per questo che, il 10 giugno 1940, l’Italia entrò in guerra al fianco della Germania, con una ridicola offensiva durata appena tre giorni e conclusasi con la conquista di Mentone, città assolutamente secondaria all’interno di un paese già allo sbando.

Certamente la situazione politica ed economica è diversissima dal passato, e non è possibile azzardare paragoni che non siano anacronistici: nondimeno, da molte parti si sollevano voci di condanna. In seguito a questo ennesimo colpo di testa, è inevitabile chiedersi dove ci stia portando questo governo.

Francesco Faccioli

Sull'autore

Nato nel 2001, vivo in montagna – e vista l'aria che tira non ho fretta di trasferirmi. Con ogni probabilità sono l'unico studente di Lettere Antiche ad apprezzare sia Tha Supreme che Beethoven. Da fuori posso sembrare burbero, ma in realtà sono il più buono (e modesto) della redazione.
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