Il 22 dicembre 2018 due navi ONG salvano 49 naufraghi nel Mediterraneo centrale. Si tratta della Sea Watch 3 e della Sea Eye, che caricano a bordo rispettivamente 32 e 17 migranti tra uomini, donne e bambini provenienti da tutta l’Africa, reduci dagli orrori delle prigioni libiche. I volontari si mettono subito in contatto con le autorità marittime di Roma e, poiché si tratta di organizzazioni tedesche, anche con quelle di Berlino, ricevendo da entrambe un categorico rimando alla guardia costiera libica. In tutta risposta, un altrettanto categorico rifiuto da parte dei volontari. I giorni passano e, mentre Capodanno si avvicina, peggiorano le condizioni meteo. “Mare mosso, da 11 giorni senza un porto, l’Odissea di Capodanno delle ONG” si legge il primo gennaio in un tweet della Sea Watch. “Che il governo tedesco si assuma le sue responsabilità”. La situazione però non accenna a migliorare: sbarrano i porti Malta, l’Italia, la Spagna, la Germania e i Paesi Bassi. Jan Ribbeck, a capo della missione Sea Eye, decide di passare a termini più pesanti, dichiarandosi deluso dal comportamento del centro di coordinamento del soccorso marittimo tedesco: “La legge del mare dice chiaramente che il tempo che le persone devono trascorrere in mare, dopo essere state tratte in salvo da una situazione di stress, deve essere ridotto al minimo“. Allora perché alle due navi non è ancora stato permesso di toccare la terraferma?
E in tutto questo l’Italia?
Il 4 gennaio altre due ONG, una di Sea Watch e l’altra di Mediterranea, salpano da Malta per portare soccorso ai 49 migranti. Le navi si possono avvicinare all’isola per facilitare l’approvvigionamento di cibo, medicine e vestiti, ma ancora non è consentito lo sbarco. L’indomani Germania, Francia e Olanda si dichiarano disponibili ad accogliere alcuni dei migranti. La soluzione definitiva giunge solo qualche giorno dopo, quando aprono le frontiere anche Portogallo, Irlanda, Lussemburgo, Romania, Italia e Malta. La Spagna è solidale, ma ricorda i più di 300 migranti che ha accolto a dicembre. Dopo quasi 3 settimane, un Natale e un Capodanno trascorsi in mare, i 49 naufraghi possono finalmente toccare terra, in attesa di sapere in quale paese europeo inizieranno la loro nuova vita.
Forte del Decreto Sicurezza, il Governo Italiano per molti giorni non dà segno di voler aprire i porti. Salvini agita il foglio del decreto appena approvato con la firma del Presidente del Consiglio, ma non tutti sono d’accordo con la sua linea: alcuni sindaci si riuniscono a Palermo, sostenuti dall’arcivescovo della città Corrado Loretica, al grido “Basta odio e muri, apriamo le porte“. Il sindaco di Napoli De Magistris dichiara: “Non c’è alcuna ordinanza che ha chiuso il nostro porto, che è aperto alle navi da crociera, ai pescherecci, ai traghetti e ai bambini che stanno morendo in mare e lo sarà sempre fino a quando sarò sindaco di Napoli“. Non mancano le accuse di incostituzionalità e illegalità nei confronti del Decreto Sicurezza, sostenute dai dati di una stima dell’IPSI: tra il 2018 e il 2020 gli irregolari aumenteranno di 140 mila unità, una bomba sociale che i sindaci dovranno gestire. “Hanno creato il falso problema dell’immigrazione e ora vogliono passare per i paladini dell’integrazione“, dice Matteo Mantero, senatore 5 stelle che tuttavia non è solito condividere in pieno le posizioni di Di Maio. Quest’ultimo accusa a loro volta i sindaci di stare strumentalizzando il problema, trascurando questioni di ben più alta importanza come disoccupazione, povertà e pensioni, e ricorda la loro impotenza riguardo all’apertura e alla chiusura dei porti.
Neanche la Chiesa resta muta davanti ai 49 naufraghi. La Federazione delle Chiese Evangeliche si dichiara disponibile a sostenerne il trasferimento e l’accoglienza, mentre il 6 gennaio Papa Francesco durante l’Angelus afferma: “Da parecchi giorni quarantanove persone salvate nel Mare Mediterraneo sono a bordo di due navi di ong, in cerca di un porto sicuro dove sbarcare. Rivolgo un accorato appello ai leader europei, perché dimostrino concreta solidarietà nei confronti di queste persone“.
Passano i giorni e Salvini inizia ad avere un discreto numero di oppositori, ai quali in ultimo si aggiunge lo stesso Di Maio, che si dichiara pronto ad accogliere in Italia donne e bambini e incita Malta a permettere lo sbarco dei migranti. All’affermazione di Salvini “Porti chiusi, sui migranti decido io“, il vicepremier replica che la decisione spetta invece al governo intero. Anzi, all’Europa intera, che non sfugge alle accuse di Salvini di cedere ai ricatti di ong e scafisti quando finalmente si formalizza il via libera allo sbarco. “Sono e rimarrò assolutamente contrario ai nuovi arrivi in Italia“, dice il premier italiano, ma intanto la situazione critica è stata risolta e non ci si può più tirare indietro. Manca ancora una soluzione definitiva, una regola che si possa applicare per qualsiasi emergenza di questo tipo. Si spera che con l’anno nuovo Bruxelles si impegni al massimo in questo campo e che sia sostenuta dalla collaborazione di tutti i paesi europei.
Clarice Agostini