Grigorij Efimovič Rasputin è stata una figura assai emblematica per quanto riguarda lo scenario socio-politico e culturale della Russia pre-rivoluzionaria, nel periodo in cui la dinastia dei Romanov era ormai prossima alla fine. Una fine causata anche in parte dal protagonista di questa storia: infatti Rasputin giocò un ruolo estremamente importante nel processo che portò all’impopolarità lo zar Nicola II e la zarina Aleksandra Fëdorovna.
Rasputin nacque il 10 Gennaio 1869 nel villaggio di Pokrovskoe, era figlio di un vetturino postale e di una contadina. Le poche informazioni che si hanno sulla sua gioventù sono state trasmesse dalla figlia Maria, considerata però dagli storici una fonte inaffidabile. Comunque sia, fin da bambino dimostrò di avere un’indole introversa e avvezza all’ascetismo, la quale si rafforzò all’età di 8 anni, quando subì un grave incidente: lui e suo fratello Mickhail caddero in un torrente. E solo Grigorij riuscì a salvarsi.
Il 2 Febbraio 1887 sposò Praskov’ja Fëdorovna Dubrovina, e con lei ebbe ben sette figli, ma cinque anni dopo decise di lasciare la famiglia per dedicarsi a una vita monastica a Verchotur’e, dove si interessò attivamente alle pratiche religiose: la vera svolta spirituale avvenne dopo un breve periodo al suo villaggio, dove affermò di a aver avuto una visione della Madonna di Kazan’: da quel momento sostenne di essere stato prescelto da Dio e di aver ottenuto abilità con le quali avrebbe potuto aiutare gli altri. Fu proprio allora che decise di intraprendere una lunga vita fatta di pellegrinaggi che gli avrebbe permesso di girare tutta Europa, da Kiev, in Ucraina, fino al Monte Athos, in Grecia, e naturalmente a San Pietroburgo, alla corte dei Romanov.
In quegli anni, apprendendo la tecnica mistica della taumaturgia che, a quanto diceva, gli permetteva di curare i malati con la sola imposizione delle mani, Rasputin iniziò ad ottenere una certa notorietà in tutta la Russia. Occorre precisare che tale fama fu raggiunta principalmente grazie al fatto che le campagne russe erano pervase da un forte senso di superstizione e perché la cultura pagana si era radicata da tempo nel credo cristiano ortodosso, dunque era facile credere a un uomo che diceva di curare i malati con metodi spirituali. Inoltre, con la diffusione del credo pagano, nacquero diverse sette religiose e in una di esse entrò Rasputin: si trattava dei Chlysty, considerati eretici dalla chiesa Cristiano-Ortodossa poiché le loro cerimonie erano eseguite attraverso atti impuri. Infatti il loro credo sosteneva che, per raggiungere la salvezza, bisognasse conoscere e percorrere le vie del peccato, senza ripudiarle. Questa affiliazione giocò a sfavore di Rasputin quando entrò in contatto con la famiglia Romanov.
Ormai seguito da una discreta reputazione, grazie alle prediche e alle presunte arti curative, Rasputin raggiunse nel 1909 san Pietroburgo, allora capitale del grande Impero Zarista.
Non mancò di farsi conoscere in città e non disdegnò la vita mondana, nonostante la sua condizione di monaco, e d’altro canto non riusciva proprio a passare inosservato per l’aspetto rude: indossava infatti un lungo abito scuro, portava una lunga barba incolta e capelli che gli ricadevano sulle spalle, ma la caratteristica con cui riusciva a conquistare e ammaliare i cittadini russi altolocati era lo sguardo profondo e magnetico.
Alla fine giunse l’occasione che lo avrebbe fatto entrare nelle grazie dello zar: cinque anni prima era nato Alessio Romanov, primo figlio di Nicola II e futuro erede al trono, il quale purtroppo era affetto da emofilia e ciò significava che anche una minima ferita poteva arrecargli una grave emorragia. I suoi genitori si erano appellati ai migliori medici, senza però ottenere miglioramenti. In seguito a un incidente, le condizioni di Alessio erano peggiorate e lo zar, ormai rassegnato, si era fatto presentare da un’amica di famiglia, Anna Vyrubova, Rasputin, asserendo che il monaco sarebbe stato in grado di migliorare la salute del figlio. Incredibilmente Rasputin riuscì ad alleviare gli intensi dolori del figlio dello zar. Ma come poté ottenere risultati mai visti prima, tenendo conto che la taumaturgia non è riconosciuta come tecnica medica per la cura di malati?
Gli storici hanno formulato due teorie considerate valide:
- La prima, di carattere medico, è che Rasputin fece sospendere la somministrazione dell’aspirina, che aveva un effetto coagulante e prolungava le emorragie;
- La seconda, di carattere psicologico, risiedeva nella fiducia che un paziente poteva riporre nei confronti di un guaritore, cosa che a livello neuronale stimola la produzione di endorfine, le quali sortivano un effetto antidolorifico.
Grazie al suo intervento su Alessio, Rasputin entrò a far parte della famiglia Romanov e così la sua fama crebbe ulteriormente negli ambienti aristocratici, al punto che il suo stesso appartamento divenne luogo di pellegrinaggio. Decine di persone infatti si recavano da lui per prediche e miracoli, ma anche per ricevere denaro e raccomandazioni. Tutto ciò che ottenne da questa vita al fianco dello zar fu, in primis, molte ricchezze, di cui non era troppo interessato e che spesso dava ai poveri, e poi ebbe anche il potere di influenzare le persone.
Ma se da un lato era molto amato, dall’altro si procurò diversi nemici negli stessi ambienti che lo avevano portato alla fama. Addirittura l’Okhrana, i servizi segreti russi, si mise a spulciare nella vita privata di Rasputin, riportando allo zar le sue attività serali licenziose, nelle quali si dava al sesso e all’alcol. Ma nonostante ciò, Nicola II non fece mai nulla contro di lui, perché da un lato non se la sentiva di allontanare l’unico uomo che riusciva ad alleggerire le pene di suo figlio, e dall’altro la moglie riponeva estrema fiducia nei confronti del santone.
Nel frattempo nel 1914 scoppiò la Prima Guerra Mondiale e in questo panorama tragico, Rasputin, nel tentativo di dissuadere lo zar dall’entrare nel conflitto, vaticinò a Nicola II la caduta della monarchia e un periodo di forte carestia.
Dopo la partenza dello zar per la guerra, il potere monarchico venne affidato alla zarina, ormai sempre più succube di un Rasputin che in questo scenario diede prova di essere un grande analizzatore sotto la maschera del rude contadino, riuscendo a eliminare numerosi dei suoi avversari. Tuttavia venne particolarmente bersagliato da parte della stampa, a causa delle sue serate sfrenate, mentre i suoi ultimi nemici iniziarono addirittura a tendergli degli attentati ai quali riuscì sempre a scampare.
La sua sorte fu segnata quando Feliks Feliksovič Jusupov, aristocratico russo, decise di organizzare un nuovo piano per assassinare Rasputin, studiato nei minimi dettagli: l’idea consisteva nell’invitare il santone nel suo palazzo per fargli passare una notte con la propria moglie Irina, che tra l’altro era nipote dello stesso zar Nicola II. L’assassinio sarebbe avvenuto per avvelenamento con cristalli di cianuro mischiati al cibo e agli alcolici che Feliks e i congiurati gli avrebbero offerto.
Misteriosamente il cianuro non sortì alcun effetto su Rasputin, lasciando spiazzati tutti. Alla fine Jusupov e i suoi compagni si armarono di pistola e si lanciarono al suo inseguimento non appena Rasputin scoprì che stavano tentando di ucciderlo: ci vollero ben sei colpi per freddare il santone che morì solo la notte del 17 Dicembre 1916. Il suo corpo fu gettato in un fiume e fu rinvenuto qualche giorno dopo. Inutile dire che, in seguito alle indagini, diversi congiurati vennero scoperti e fatti arrestare.
Leonardo Merlino Ettore Bacchelli