Politica

La Svezia blocca i nazional-populisti

Finita la pausa estiva, è cominciata in Europa una nuova stagione elettorale all’insegna della contrapposizione tra forze politiche europeiste tradizionali ed euroscettiche. La prima tappa di questo grande confronto si è svolta ieri in Svezia, paese scandinavo di dieci milioni di abitanti, dagli altissimi indici di sviluppo umano e patria dell’efficiente sistema di welfare noto come modello nordico.

Nel parlamento unicamerale svedese, il Riksdag, i seggi sono attribuiti in maniera proporzionale e il sistema partitico è rimasto pressoché immutato per decenni. Ciò ha portato di recente alla formazione di due alleanze, denominate blocchi, tra partiti che pur presentandosi separatamente alle elezioni si impegnano a collaborare tra loro per formare un governo. Questi sono il blocco di centrosinistra, formato dal Partito Socialdemocratico, dai Verdi e dal Partito della Sinistra, e il blocco di centrodestra (l’Alleanza), che comprende il Partito Moderato, il Partito di Centro, i Cristiano Democratici e i Liberali.

A causa della frammentazione politica è comune in Svezia che nascano governi di minoranza che si reggono tramite accordi con partiti di opposizione. Il governo uscente guidato da Stefan Löfven ha potuto contare su appena 138 deputati su 349, riuscendo tuttavia a portare a termine la legislatura. I socialdemocratici, infatti, primo partito da cent’anni, hanno una lunga tradizione di governi di minoranza. L’unico governo di maggioranza dal 1981 a oggi è stato quello dell’Alleanza tra il 2010 e il 2014.

Come già menzionato, il Partito Socialdemocratico svedese è uno dei partiti di maggior successo del mondo occidentale, capace di mantenersi su percentuali superiori al 40% per decenni. Ciò nonostante, negli ultimi anni ha anch’esso perso consenso così come il resto della sinistra tradizionale europea. Ma se il centrosinistra piange, il centrodestra non ride. Da qualche anno entrambi i blocchi sono erosi da una terza forza, i Democratici Svedesi. Questo partito, fondato nel 1988 da estremisti di destra è salito agli onori della cronaca nel 2010 quando grazie il giovane leader Jimmie Åkesson riuscì a conquistare i primi seggi in parlamento, su posizioni nazionaliste ed euroscettiche.

Insieme al sistema sanitario nazionale, il tema più discusso delle recenti elezioni è stato l’immigrazione. Durante il suo mandato il governo Löfven ha assunto all’inizio una posizione molto aperta salvo poi fare marcia indietro, incalzato dall’opposizione, per promuovere un sistema di quote annuali fisse. Non abbastanza per il blocco di centrodestra né chiaramente per i Democratici Svedesi apertamente contrari al multiculturalismo. Secondo i sondaggi il partito di Åkesson avrebbe aumentato di molto i propri consensi aspirando perfino a diventare il primo partito. I socialdemocratici e i moderati invece erano stimati in forte calo.

Sinistra 7.9%, Socialdemocratici 28.4%, Verdi 4.3%, Centro 8.6%, Liberali 5.5%, Moderati 19.8%, Cristiano democratici 6.4%, Democratici Svedesi 17.6% (fonte: YouTrend)

Le previsioni si sono rivelate corrette, ma solo in parte. I socialdemocratici hanno ottenuto il risultato peggiore dal 1917 ma sono riusciti a limitare i danni, restando saldamente il partito più votato; i verdi, pur in calo dopo la loro prima esperienza di governo, si sono mantenuti sopra la soglia di sbarramento del 4%; la sinistra radicale non è cresciuta quanto previsto ma ha ottenuto grandi guadagni soprattutto nelle regioni urbane. Per quanto riguarda l’Alleanza i moderati hanno perso molti voti ma i partiti minori hanno compensato le perdite. La crescita dei Democratici Svedesi, invece, è stata imponente ma minore del previsto; non abbastanza da superare socialdemocratici e moderati.

Importante poi sottolineare la composizione demografica del voto. Nonostante dieci punti di svantaggio a livello nazionale, i nazional-populisti sono comunque i più votati tra l’elettorato maschile. Al contrario, i partiti del centrosinistra ottengono risultati migliori tra le donne. Il voto dei più giovani si indirizza invece su centristi, sinistra radicale e verdi mentre gli elettori più anziani preferiscono socialdemocratici e cristiano democratici.

Per quanto riguarda il governo tutti i partiti hanno annunciato che non coopereranno con la destra anti-immigrati, ma non è detto che tra i partiti dell’Alleanza non si apra alle trattative. Per questo motivo il primo ministro uscente Löfven ha già invitato il centrodestra a collaborare per un’inedita grande coalizione su modello tedesco. Invito al quale il leader del Partito Moderato Ulf Kristersson ha già risposto picche, affermando di essere pronto a ricevere egli stesso l’incarico.

Nel caso venissero esclusi dal governo, però, i Democratici Svedesi sarebbero legittimati come prima opposizione e una loro decisiva affermazione sarebbe solo posticipata. Per evitare un simile scenario, in Danimarca e Norvegia, paesi dal panorama politico analogo, il centrodestra è sceso a patti con i nazional-populisti. Nel primo caso governa col loro appoggio esterno, in cambio di politiche anti-immigrazione e nel secondo caso ci governa in coalizione.

Qualunque governo nasca dovrà tenere conto che i Democratici Svedesi sono riusciti a imporre le loro tematiche nel dibattito pubblico. Se gli contrapporrà con decisione dei valori alternativi potrà contrastarli, ma se sarà subalterno alle loro idee allora finirà per aprirgli la strada.

fonte: YouTrend

Federico Speme

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